Il piacere mortificante: “Il giardino dei supplizi” di Mirbeau

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“Ma, capitano, chi parla di morte parla anche d’amore!

p. 67

Per il mio compleanno mi hanno regalato “Il giardino dei supplizi” di Octave Mirbeau. Un libro che piomba inaspettato nella mia vita, soprattutto perché non lo conoscevo prima di riceverlo in regalo (a te che stai leggendo e me l’hai regalato: grazie ancora). Non ho neanche mai sentito nominare Mirbeau ma basta fare una rapida ricerca su Google per scoprire che il libro, sua opera maggiore, è stato pubblicato nel 1899, nel bel mezzo dell’affaire Dreyfus. Il libro è edito da Lupetti ed è parte della bellissima collana “I rimossi”, dedicata ai libri un tempo giudicati scomodi e quindi “rimossi” dagli scaffali ma anche dalla società, che li ha dimenticatti.

Cosa c’entra un libro sul sadomasochismo con l’affaire Dreyfus? Molto, se l’intento dell’autore è attaccare la borghesia parigina, rea di un’ipocrisia dilagante che ha posto le basi  per l’accusa nei confronti di Dreyfus, innestando in Europa il germe dell’antisemitismo.

Mirbeau utilizza il sesso come emblema del tabù: l’Europa è un posto bigotto in cui le persone si privano in apparenza del piacere, salvo poi dare sfogo al loro essere animalesco nel privato o ricoprendo ruoli di potere come il politico o il cardinale. Non a caso, l’autore ha ironicamente dedicato il libro “Ai Preti, ai Soldati, ai Giudici, a tutti coloro che educano, istruiscono e governano gli uomini”.

Il protagonista, funzionario pubblico nullafacente, compie un viaggio in Estremo Oriente: durante la traversata che dalla Francia lo porterà verso la Cina conosce la ricca inglese Clara, la quale lo inizia al piacere dei sensi nel “giardino dei supplizi” della cultura orientale. E’ una discesa irrefrenabile attraverso le peggiori degradazioni dell’uomo, in cui il profumo dei fiori orientali del giardino si mescola al fetore del sangue, delle carcasse umane, del sudiciume dei corpi martoriati. Clara è una sorta di Virgilio che conduce il protagonista e i lettori lungo il viaggio nell’inferno dantesco della degradazione umana.

Oltre a ciò, Mirbeau sembra sposare le teorie freudiane sull’inconscio e sul sesso, dalla nevrosi che nascerebbe dalla repressione dei nostri istinti (1) alla visione dell’orgasmo come di una morte: l’impulso sessuale trova sfogo, liberazione e morte nel raggiungimento del piacere, per poi tornare a nascere subito dopo. E’ un ciclo continuo di nascita e di morte che avviene anche nel romanzo: l’estremo godimento nell’assistere ai supplizi altrui porta Clara a uno status di morte apparente, per poi risvegliarsi “mondata” e pronta a nuovi, sfrenati godimenti. Più che mai, in questo libro, il sesso è visto come mortificazione nel senso etimologico del termine:

etimo1(fonte: etimo.it)

(1) E’ questa permanente contraddizione tra le tue idee, i tuoi desideri e tutti i formalismi, tutti i vani simulacri della tua civiltà che ti rende triste, inquieto, squilibrato. In questo intollerabile conflitto perdi tutta la gioia di vivere, tutte le espressioni della personalità, perché comprimi, impedisci, freni in ogni momento la libera espressione delle tue energie.

p. 75

Preso nel suo insieme, “Il giardino dei supplizi” non è altro che una critica all’uomo e alle sue ipocrisie, ma soprattutto alla sua cattiveria. Il pensiero di Mirbeau sulla natura dell’uomo è manifesta come quella di Golding ne “Il signore delle mosche”: l’uomo è naturalmente cattivo e non perde occasione per fare del male ai suoi simili.

“Ma noi non siamo dei selvaggi!”

“Non siamo dei selvaggi? E cosa saremmo allora? Siamo selvaggi peggiori di quelli dell’Australia perchè, avendone coscienza, perseveriamo in questo”.

p. 66

3 pensieri riguardo “Il piacere mortificante: “Il giardino dei supplizi” di Mirbeau

  1. Innanzi tutto complimenti per la fedina sarda 😉 in secondo luogo, mi ispira tantissimo questo libro, credo che lo aggiungerò alla mia infinita lista di libri da comprare .

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    1. Grazie! Sono di origine sarda e fan di tutto ciò proveniente dalla Sardegna (non a caso ora sto leggendo un libro di Grazia Deledda!) 🙂 Guarda il libro è consigliatissimo sebbene un po’ “crudo” in certe parti. Poi fammi sapere cosa ne pensi!

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      1. Anche io sono di origine sarda e vivo anche in Sardegna ahahah. Oddio Grazia Deledda, l’ho trovata un po’ troppo pesante per i miei gusti e delle volte romanza troppo su certe tradizioni (:
        Comunque, appena lo leggerò ti farò sicuramente sapere!

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